Chi fa rispettare ai reazionari i patti, le promesse, i giuramenti? Ma non dimostrano essi, già prima della pacificazione, tutta la loro malafede? Non è coi comunisti, non è col Partito comunista come piccolo nucleo di individui associati, che la reazione è in collera; essa è in collera con la classe operaia e contadina, come massa di salariati schiavi del capitale; essa ha paura che la classe lavoratrice nella sua totalità, sia essa comunista, socialista, repubblicana, popolare, oppressa, taglieggiata, affamata, insorga contro i suoi sfruttatori e capovolga gli attuali rapporti di classe. A Ferrara non si era neppure ancora formata una sezione comunista, eppure a Ferrara il fascismo è stato specialmente feroce. In tutte le zone agricole, nel Polesine, nel Reggiano, nelle Puglie, dove il fascismo ha instaurato il regime coloniale, il Partito comunista, essenzialmente operaio e urbano, aveva scarsissime forze. Dove il Partito comunista era specialmente forte, come a Torino, il fascismo ha tardato fino al mese di aprile ad entrare in campo. La sua aggressività ha coinciso con la crisi industriale, con la serrata della Fiat, ed è apparsa luminosamente come una coordinata tattica della lotta capitalistica contro l’organizzazione sindacale. Il fascismo non è una particolare associazione, come non è una particolare organizzazione il comunismo: il fascismo è un movimento sociale, è l’espressione organica della classe proprietaria in lotta contro le esigenze vitali della classe lavoratrice, della classe proprietaria che vuole, con la fame e con la morte dei lavoratori ricostruire il sistema economico rovinato dalla guerra imperialista.
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