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      I «collaboratori» non rigidamente rivoluzionari che per nulla avevano contribuito alla resistenza, si opposero alla continuazione del movimento insurrezionale, si opposero al proseguimento della lotta per l’instaurazione della Repubblica dei Soviet tedeschi. Cosí le forze reazionarie non furono represse, poterono ritirarsi in buon ordine, sparpagliarsi secondo un piano prestabilito e riprendere il lavoro di armamento, di reclutamento, di organizzazione che oggi dà a Kapp e Lüttwitz una maggiore probabilità di buona riuscita.
      L’esperienza tedesca dovrebbe insegnare qualcosa alle organizzazioni operaie degli altri paesi: essa non insegna nulla agli Stenterelli italiani. Questi beceri della politica si illudono ancora di potere, con delle contrattazioni vergognose, evitare le bastonate e le pallottole alle loro persone. Neppure l’esempio ungherese è stato sufficiente per indurli a stabilire una linea d’azione che sia aderente alla realtà degli avvenimenti. Ciò che oggi succede in Italia non li scuote minimamente: continuano a cullarsi nella piú beata e beota indifferenza.
      Incendi, assassini, bastonature, fucilazioni in massa, scioglimenti di organizzazioni, occupazione delle sedi operaie, impossibilità di riunione, formazione di una massa, che ogni giorno diviene piú numerosa, di profughi, di esiliati, di affamati; creazione di stati d’animo che dalla disperazione minacciano di passare alla pazzia e al furore collettivo: tutto ciò non li preoccupa, non li scuote, non li induce ad acquistare un maggior senso delle responsabilità. Essi scherzano, essi ridono, essi si divertono a far dello spirito sul Partito comunista, che non ha la forza necessaria per proclamare la.


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Scritti politici
Seconda parte
di Antonio Gramsci
pagine 334

   





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