I lavoratori affamati e dispersi nelle vie e nelle piazze hanno perduto il loro centro naturale di lotta. D’altra parte la borghesia, servendosi della fame come strumento di lotta contro i lavoratori, ha potuto organizzare la sua difesa con guardie bianche, gettando ovunque il terrore, seminando stragi e determinando la rovina di tutto l’apparato di produzione mondiale. La classe operaia, depressa dalla fame, avvilita dalla disoccupazione, si è trovata cosí a lottare contro i suoi sfruttatori in condizioni impari, sí da doversi assoggettare alle loro leggi o soccombere. Ma non è solo questo che la borghesia si proponeva. Affievolire lo spirito rivoluzionario delle masse operaie, costringendole per fame a patti iniqui, doveva essere solo un mezzo per disfarsi dell’organizzazione comunista. Isolare i comunisti, per farne uno sterminio, è il proposito reale perseguito dalla borghesia e dagli Stati capitalistici di tutto il mondo. La fame era perciò un ottimo mezzo per distruggere la rete di Consigli e di organi rivoluzionari che i comunisti avevano costruito in ogni paese per la lotta suprema contro lo sfruttamento del capitalismo. Ma se ciò avveniva e poteva avvenire in tutti i paesi e Stati capitalistici, non era sufficiente per allontanare il pericolo rivoluzionario, finché la Russia dei Soviet rimaneva in piedi, simbolo vittorioso della rivoluzione proletaria. Che giovava incarcerare migliaia e migliaia di operai comunisti, farne assassinare altrettanti, se un grande Stato proletario resisteva ai colpi della reazione mondiale e riusciva a tenere sempre in alto il vessillo della ribellione contro lo sfruttamento dell’uomo sull’uomo?
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