Rifiutarono di farsi prendere in trappola dai politicanti del mandarinismo confederale, che avevano lanciato le masse operaie nel campo della lotta armata e si erano dimenticati di procurare le armi, che a Lecco si erano stupidamente fatti sequestrare 60.000 petardi e poi, affannati, convulsi, pazzi di terrore, domandavano «quattro mitragliatrici per armare Milano».
I piú grandi responsabili(77)
Se, nel settembre 1920, i comunisti torinesi fossero stati anarchici invece di essere comunisti, il movimento per l’occupazione delle fabbriche avrebbe avuto sbocchi molto diversi da quelli che effettivamente ha avuto: questo è il succo di una corrispondenza torinese a Umanità Nova, in cui si riaffermano le nostre grandi responsabilità per la mancata rivoluzione. Che peccato! I comunisti torinesi, nel settembre 1920, erano infatti comunisti e non anarchici; fin da quel tempo ritenevano che «rivoluzione proletaria» significhi e possa significare solamente creazione di un governo rivoluzionario; fin da quel tempo ritenevano che un governo rivoluzionario possa crearsi solo in quanto esiste un partito rivoluzionario, organizzato nazionalmente, che sia capace di condurre un’azione di massa fino a questo obiettivo storicamente concreto. I comunisti torinesi appartenevano al Partito socialista italiano, erano inscritti alla sezione torinese; al Partito e alla sezione appartenevano anche i riformisti dirigenti la Confederazione generale del lavoro. Il movimento era stato scatenato dai riformisti.
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