Se si tiene conto delle minoranze comunali, e dei Consigli provinciali, è lecito calcolare a una media di 16 consiglieri per i 2.000 comuni amministrati in maggioranza; risulta cioè che un partito di 80.000 inscritti conta ben 32.000 consiglieri comunali. Per le 10.000 organizzazioni economiche non è esagerato calcolare (anche tenendo conto delle cariche multiple) tre funzionari inscritti al Partito socialista per una; abbiamo cosí un partito di 80.000 inscritti, il quale oltre a 32.000 consiglieri comunali, annovera ben 30.000 funzionari di leghe, di cooperative, di mutue: ha cioè, su 80.000 inscritti, ben 62.000 soci strettamente legati a una posizione economica o politica, ha cioè solamente 18.000 soci disinteressati.
Questa composizione spiega sufficientemente come avvenga che il Partito socialista, pur non rappresentando piú le aspirazioni e i sentimenti delle grandi masse lavoratrici, continui apparentemente a essere un partito di masse. La storia è piena di fenomeni simili.
Il regno dei Borboni, a Napoli, era «negazione di Dio» fin dal 1848; eppure continuò a sussistere fino al 1860 perché aveva un corpo di funzionari che era tra i migliori di tutta Italia; dal 1848 al 1860 lo Stato borbonico fu una pura e semplice organizzazione di funzionari, senza consenso in nessuna classe della popolazione, senza vita interiore, senza un fine storico che ne giustificasse l'esistenza.
L'impero degli zar aveva dimostrato nel 1905 di essere morto e putrefatto storicamente; aveva contro di sé il proletariato industriale, i contadini, la piccola borghesia intellettuale, i commercianti, la enorme maggioranza della popolazione.
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