Crediamo perciò destinato al fallimento completo il tentativo di Maffi, Lazzari, Riboldi per un riavvicinamento all'Internazionale comunista; i tre possono influire solo su 18.000 degli 80.000 inscritti al Partito socialista; nella migliore delle ipotesi essi potranno staccare da questo partito 10.000 soci, e la nuova scissione non avrà nessuna importanza politica.
La verità è che il Partito socialista è ormai morto e putrefatto: un partito operaio che su 80.000 soci ha 62.000 funzionari è solo un'escrescenza morbosa del proletariato, cosí come lo Stato parlamentare-burocratico è un'escrescenza morbosa della collettività nazionale. Il fenomeno è però ricco di insegnamenti per i militanti comunisti: se è vero che il Partito socialista, pur essendo morto come coscienza politica del proletariato, continua a sussistere come apparecchio organizzativo delle grandi masse, ciò indica l'importanza estrema che nelle civiltà moderne hanno i «funzionari». Per il Partito comunista il problema di diventare partito delle grandi masse e quindi partito di governo rivoluzionario, non consiste solamente nel risolvere la quistione di interpretare fedelmente le aspirazioni popolari, significa anche risolvere la quistione di sostituire i funzionari controrivoluzionari con funzionari comunisti, significa quindi creare un corpo di funzionari comunisti, che però, a differenza di quelli socialisti, siano strettamente disciplinati e subordinati ai congressi e al Comitato centrale del Partito. Di questa verità, poco simpatica apparentemente, devono convincersi specialmente i nostri giovani; la realtà è quella che è, una cosa ribelle, e deve essere dominata coi mezzi adeguati, anche se paiono poco rivoluzionari e poco simpatici.
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