Cosa vogliono dunque i socialisti? Il manifesto deve essere precisato, deve essere postillato, deve essere chiarito. Le masse operaie non devono piú essere adoperate per esercizi sportivi di dubbia origine e di ancor piú dubbio carattere.
La realtà è troppo tragica perché si possa scherzare colle parole a doppio senso. I comunisti non daranno un momento di tregua ai capi del socialconfederalismo: nelle assemblee, nei comizi, in tutte le riunioni li metteranno con le spalle al muro. D'accordo che alla lotta sia necessario chiamare non solo gli operai e i contadini organizzati, ma le piú grandi masse della popolazione sfruttata, i comunisti insisteranno infaticabilmente nel domandare parole d'ordine precise, fini reali, metodi concreti di organizzazione e di controllo delle grandi masse sui capi responsabili. Gli operai e i contadini, entrando in lotta, arrischiano tutta la loro vita e la vita dei loro famigliari; se i capitalisti, alle prime avvisaglie di controffensiva proletaria, attuano la serrata generale, cosa faranno i socialisti? Se una nuova azione fascista in grande stile viene sferrata contro i lavoratori, cosa faranno i socialisti? Se lo stato maggiore minaccia un pronunciamento, cosa faranno i socialisti?
È giunta l'ora di assumersi tutta la responsabilità delle parole che si lanciano in mezzo al popolo. I socialisti hanno finora attuato la politica del dottor Grillo: come il dottor Grillo distribuiva ricette a destra e a mancina, augurando ai suoi clienti: «Che Dio ve la mandi buona!
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