Per l'on. Mazzoni il problema non era già quello di conquistare lo Stato con la forza armata della classe lavoratrice, ma semplicemente quello di organizzare le parziali conquiste dello Stato, già avvenute per virtú taumaturgica dei capi sindacali e municipali, di organizzare in Parlamento lo Stato di fatto. Al Congresso di Livorno l'on. Mazzoni ribadí e ampliò questa sua tesi: per l'on. Mazzoni in Italia, a differenza degli altri paesi, e specialmente della Russia, l'avanguardia socialista era costituita non dal proletariato urbano, ma dalle masse lavoratrici rurali. La tesi comunista della rivoluzione, concepita come essenzialmente proletaria e urbana, e la tesi comunista come rivoluzione proletaria che liberi i contadini dai residui della oppressione e dello sfruttamento feudale, dettero modo all'on. Mazzoni di bombardare l'edifizio granitico della maggioranza massimalista-unitaria con un giro di arguzie volgari e di spiritosaggini banali.
Ad un anno di distanza ogni operaio o contadino, anche mediocremente intelligente, è stato posto in grado dagli avvenimenti di giudicare quali delle due correnti socialiste, quella comunista o quella riformista, avesse saputo prevedere lo sviluppo della storia e avesse saputo indicare la tattica migliore per salvare la classe lavoratrice dalla rovina economica e dalla schiavitú politica. La classe contadina, nonostante il possesso di migliaia di municipi, di decine di migliaia di cooperative e di leghe, è stata completamente messa a terra.
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