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      Anzi, proprio là dove, in provincia di Rovigo, le organizzazioni contadine erano riuscite a conquistare la quasi totalità delle amministrazioni locali, ivi la reazione è piombata piú feroce e ha trovato meno resistenza. La classe contadina italiana è stata ricacciata in una situazione di schiavitú peggiore di questa feudale: non ha piú libertà di riunione, non ha piú libertà di stampa, non ha piú libertà di associazione, non ha piú libertà di andare e venire, non piú neanche la libertà di vivere. Nelle città, quantunque la disfatta clamorosa dei contadini abbia avuto ripercussioni spesso micidiali demoralizzando e avvilendo larghi strati del proletariato, si vive ancora, si resiste, si lotta; nelle città si succedono incessantemente disperati tentativi per organizzare un'armata di lavoratori e renderla capace di scendere in campo contro la guardia bianca.
      Ogni operaio e contadino è oggi persuaso che solo dalle città può uscire il grido di riscossa del popolo lavoratore italiano, che l'emancipazione delle masse oppresse e sfruttate può essere assicurata solo da uno Stato operaio che, avendo organizzato un potente esercito rosso e una implacabile rete di istituzioni poliziesche o giudiziarie con elementi operai, sistematicamente riconquisti i territori invasi e schiacciati dal fascismo e li sbarazzi dai depositi di armi e dai complotti reazionari. Il Partito socialista invece, completamente demoralizzato e corrotto dalla disfatta subita nelle province agricole, rincula ogni giorno piú. I capi socialisti riconoscono che il popolo italiano è stato ricondotto nella situazione esistente sotto il regime feudale; ma, a differenza dei partiti liberali che allora rappresentavano le forze oppresse, i capi socialisti rinunziano alla preparazione della insurrezione armata, rinunziano alla violenza, si affidano ad un governo qualsiasi, cioè al noschismo che in un primo tempo può anche reprimere il fascismo agrario, ma non può certamente reprimere il fascismo agrario senza reprimere simultaneamente le forze rivoluzionarie urbane; senza cioè creare le condizioni migliori per una rinascita a breve scadenza di un fascismo agrario anche piú spietato ed atroce di quello attuale.


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Scritti politici
Terza parte
di Antonio Gramsci
pagine 415

   





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