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      Ma le congiure e le arti dei prelati di Curia trovarono sempre un argine invalicabile nella ferma volontà del pontefice. Il quale, prima di chiudere gli occhi, ha avuto la gioia di vedere il suo Istituto in pieno sviluppo, centro di studi importantissimo, aperto, senza distinzione, - e questo torna ad onore della sua serenità spirituale - ai cattolici, come agli ortodossi, come a tutti i cristiani orientali. I programmi dell'Istituto, da questo punto di vista, non hanno potuto non destare lo scandalo dei Merry del Val, dei De Lai, dei Billot e dei gesuiti.
      Evidentemente Benedetto XV, riunendo in Roma i cattolici di tutte le Chiese orientali e fin gli ortodossi o cristiani in genere, per istruirsi sul vero contenuto della dottrina cattolica, tornava al grande sogno dell'unione delle Chiese d'Oriente, e tendeva a rafforzare di fronte ad esse il prestigio e l'influenza di Roma. A questo sogno egli sacrificò con una generosità, che ogni sacerdote d'Oriente vi descrive con profonda commozione, non solo le ambizioni dei prelati recalcitranti, ma le sue principali risorse finanziarie.
     
      Anche l'atteggiamento di Benedetto XV verso la Russia mirava palesemente a tradurre in fatti l'antico sogno, che raddoppierebbe il numero dei cattolici.
      Il passaggio dell'ortodossismo greco-scismatico al cattolicesimo romano, non dovrebbe significare un salto dai riti greco-scismatici al rituale latino. La Chiesa cattolica possiede già un rito greco, che usa ufficialmente la lingua greca, ha un organismo esteriore consono alle tradizioni peculiari dei patriarcati bizantini e orientali, permette il matrimonio dei preti.


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Scritti politici
Terza parte
di Antonio Gramsci
pagine 415

   





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