Probabilmente, su queste sottigliezze sarebbe possibile un accordo.
Secondo. Il riconoscimento della preminenza del vescovo di Roma. Qui la questione è intricatissima e spinosissima. La Chiesa greca antica (cattolica) ebbe sempre troppa autonomia e importanza, di fronte alla Chiesa occidentale, perché la sua erede scismatica possa accettare senz'altro il papato di Roma. In nessun caso la Chiesa scismatica accederebbe a dei preliminari di accordo, se non a patto di mettere in discussione almeno tutto ciò che il papato lentamente andò acquistando, di predominio e di attribuzioni, dal giorno dello scisma fino ad oggi. E fu questo del papato un processo, sempre piú monarchico, veramente gigantesco, che si tradusse in articoli di fede e culminò nel concilio tenuto sotto Pio IX nel 1869, dove - in mezzo a violente opposizioni di vescovi - venne stabilita l'infallibilità del Papa.
Bisogna poi aggiungere che la parte piú intransigente della Chiesa scismatica non solo nega che il vescovo di Roma sia, egli a preferenza del patriarca di Costantinopoli, il successore di Pietro, ma nega addirittura che Cristo abbia conferito a Pietro una reale preminenza sugli altri apostoli, con le famose parole: «Tu es Petrus, et super hanc petram aedificabo domum meam»; e con l'altro passaggio: «Pasce oves meas».
Monsignor Geremia Bonomelli, nel suo Viaggio in Oriente, traeva conclusioni piuttosto pessimistiche sulla possibilità di un accordo prossimo con l'elemento greco-orientale-scismatico. Probabilmente, se una probabilità, sia pure lontanissima, di unione, dovrà mai affacciarsi, sarà in Russia e nei paesi slavi che il Papa cercherà di far breccia.
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