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      La cosa è tanto vera che in alcune zone, specialmente agricole e di piccole regioni, vi sono strati inferiori di popolazione lavoratrice che non fanno piú distinzione tra i due partiti. La collaborazione è già in atto; e il fatto che essa si realizza prima dal basso che negli organi direttivi superiori, è indice della corrispondenza di essa con una situazione nuova che si viene creando e di cui bisogna tener conto.
      Ma se questa è una realtà, l'altra realtà con cui si devono fare i conti è la formazione tradizionale dello Stato italiano, risultante dalla prevalenza di una classe dirigente che ha interessi opposti a quelli delle masse e vuole esercitare su di esse un dominio con la violenza e con l'inganno. I popolari si sono posti da un pezzo il problema di accordarsi con questa classe dirigente e lo hanno anche risolto, senza tuttavia perdere il loro carattere di partito aderente e rappresentante di vaste masse organizzate. Con l'azione che hanno compiuta, sia in Parlamento che nel paese, essi hanno quindi già dato l'esempio di ciò che sarà la socialdemocrazia italiana, del modo cioè come il nuovo regime riassumerà in sé i piú loschi lineamenti delle tradizionali camorre nostrane coi tratti nuovi dello Stato socialdemocratico, spregiudicato, demagogo, ipocrita, corruttore e corrotto. Bonomi, da questo punto di vista, è stato un precursore vero.
      Per raggiungere completamente lo scopo, è però necessario attraversare dei periodi di assestamento. Uno di essi è stato rappresentato dalla crisi di violenza del fascismo.


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Scritti politici
Terza parte
di Antonio Gramsci
pagine 415

   





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