Oggi, anche nel Partito fascista, vi sono i sintomi evidenti della tabe socialdemocratica. L'atteggiamento tenuto di fronte agli affari bancari, valga per tutti. La violenza organizzata al di fuori dei quadri legali dello Stato è del resto caratteristica di tutti i regimi in apparenza «democratici» formatisi nel dopoguerra.
Un'altra fase del periodo di assestamento è rappresentata dalle crisi parlamentari. In Parlamento si deve compiere la saldatura tra gli elementi direttivi delle vecchie e quelli delle nuove camorre. Si richiede perciò che alcuni uomini siano eliminati, altri portati avanti, che si riconoscano certi diritti acquisiti e che si freni l'ardore prematuro dei nuovi venuti. È tutto un lavoro dal quale deve uscire la nuova casta dei dirigenti.
S'intende che questo modo di considerare la questione conduce a negare ogni valore alle distinzioni parlamentari ufficiali, per cui vi potrà essere un governo di destra o un governo di sinistra, o un governo intermedio di «transizione». E se tutto questo è terminologia vuota, ancora meno valgono i programmi e non troppo neanche gli uomini. Le basi sulle quali tutti, su per giú, erano d'accordo, non sono difficili da trovare. Quello che piú importa però non sono tanto esse, quanto il processo generale attraverso il quale lo Stato italiano, senza mutare la sua natura fondamentale, tende a spostare le proprie basi nella speranza di rafforzarsi e di poter godere di un nuovo periodo di vita tranquilla.
Un elemento nuovo sarebbe dato, si dice, dall'atteggiamento dei socialisti.
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