Durante il conclave il Giornale d'Italia minacciò apertamente lo scatenamento di una bufera anticlericale se al governo della Chiesa non veniva eletto un «intransigente», cioè se il Vaticano non ritornava alla politica di Pio X, contraria alla formazione in Italia dei partiti parlamentari cattolici e favorevole alla politica degli aristocratici e dei conservatori. Il conclave elesse invece un pontefice ancora piú conciliatorista e popolareggiante di Benedetto XV e il Partito popolare si vendicò delle minacce gaglioffe del Giornale d'Italia ponendo il suo veto a un governo di Giolitti. Se al di sotto della coreografia parlamentare si ricercano le forze politiche realmente agenti nel paese, la disfatta dell'on. Giolitti è indubbiamente la manifestazione di una crisi di regime in Italia. La classe dei contadini è l'unica classe piccolo-borghese che abbia conservato una funzione produttiva nella società moderna: perciò essa può unificarsi politicamente e introdurre un elemento nuovo nel Parlamento, mutando radicalmente i termini tradizionali dell'equilibrio democratico, cioè provocando una crisi di regime che potrebbe anche approfondirsi. Non esiste, invero, nessuna contraddizione essenziale tra cattolicesimo e repubblica: in Croazia, Radich, capo del Partito dei contadini, è repubblicano e circonda la sua predicazione di tutto un alone di coreografia religiosa che profondamente colpisce la fantasia degli strati campagnoli...
Insegnamenti(12)
Le conclusioni che si possono trarre dall'andamento di questa manifestazione di Primo Maggio sono confortanti.
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