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      I piú importanti esponenti del futurismo d'anteguerra sono diventati fascisti, a eccezione di Giovanni Papini, che è divenuto cattolico e ha scritto una Storia di Cristo. Durante la guerra i futuristi sono stati i piú tenaci fautori della «guerra sino in fondo» e dell'imperialismo. Solo un futurista: Aldo Palazzeschi, era contro la guerra. Egli ha rotto con il movimento e, benché fosse uno degli scrittori piú interessanti, finí col tacere come letterato. Marinetti, che sempre aveva elogiato in lungo e in largo la guerra, ha pubblicato un manifesto in cui dimostrava che la guerra era il solo mezzo igienico per il mondo. Ha preso parte alla guerra come capitano di un battaglione di carri armati e il suo ultimo libro, L'alcova di acciaio, costituisce un inno entusiasta ai carri armati in guerra. Marinetti ha composto un opuscolo In disparte dal comunismo, in cui sviluppa le sue dottrine politiche, se si possono in genere definire come dottrine le fantasie di quest'uomo, che a volte è spiritoso e sempre è notevole. Prima della mia partenza dall'Italia la sezione di Torino del Proletkult aveva chiesto a Marinetti, in occasione dell'apertura di una mostra di quadri di lavoratori membri dell'organizzazione, di illustrarne il significato. Marinetti ha accettato volentieri l'invito, ha visitato la mostra insieme con i lavoratori e ha espresso quindi la sua soddisfazione per essersi convinto che i lavoratori avevano per le questioni del futurismo molta piú sensibilità che non i borghesi.


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Scritti politici
Terza parte
di Antonio Gramsci
pagine 415

   





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