Pagina (55/415)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      Noi non abbiamo quadri, non abbiamo collegamenti, non abbiamo servizi per abbracciare con la nostra influenza la grande massa, per potenziarla, per farla ridiventare uno strumento efficace di lotta rivoluzionaria. I riformisti sono enormemente in migliori condizioni di noi su questo punto e sfruttano abilmente la loro situazione.
      La fabbrica continua a sussistere ed essa organizza naturalmente gli operai, li raggruppa, li mette a contatto tra loro. Il processo di produzione ha mantenuto il suo livello degli anni 1919-1920, caratterizzato da una funzione sempre piú ingombrante del capitalismo e quindi da una sempre piú decisiva importanza dell'operaio. L'aumento dei prezzi di costo determinato dalla necessità di mantenere mobilizzati in permanenza 500.000 aguzzini fascisti non è certo una prova brillante che il capitalismo abbia riacquistato la sua giovinezza industriale. L'operaio è dunque naturalmente forte nella fabbrica, è concentrato, è organizzato nella fabbrica. Esso è invece isolato, disperso, debole fuori della fabbrica.
      Nel periodo prima della guerra imperialistica era il rapporto inverso che si verificava. L'operaio era isolato nella fabbrica ed era coalizzato fuori: dall'esterno premeva per ottenere una migliore legislazione d'officina, per diminuire l'orario di lavoro, per conquistare la libertà industriale.
      La fabbrica operaia è oggi rappresentata dalla Commissione interna. Viene subito spontaneamente la domanda: - Perché i capitalisti e i fascisti, che hanno voluto la distruzione dei sindacati, non distruggono anche le Commissioni interne?


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Scritti politici
Terza parte
di Antonio Gramsci
pagine 415

   





Commissione Commissioni