Il pessimismo prende prevalentemente questo tono: - Ritorniamo a una situazione pre-Livorno, dovremo rifare lo stesso lavoro che abbiamo fatto prima di Livorno e che credevamo definitivo. Bisogna dimostrare a ogni compagno come sia errata politicamente e teoricamente questa posizione. Certo bisognerà ancora lottare fortemente: certo il compito del nucleo fondamentale del nostro Partito costituitosi a Livorno non è ancora finito e non lo sarà per un pezzo ancora (esso sarà ancora vivo e attuale anche dopo la rivoluzione vittoriosa). Ma non ci troveremo piú in una situazione pre-Livorno, perché la situazione mondiale e italiana non è, nel 1924, quella del 1920, perché noi stessi non siamo piú quelli del 1920 e non lo vorremmo mai piú ridiventare. Perché la classe operaia italiana è molto mutata e non sarà piú la cosa piú semplice di questo mondo farle rioccupare le fabbriche con, per cannoni, dei tubi di stufa, dopo averle intronato le orecchie e smosso il sangue con la turpe demagogia delle fiere massimaliste. Perché esiste il nostro Partito, che è pur qualcosa, che ha dimostrato di essere qualcosa, e nel quale noi abbiamo una fiducia illimitata, come nella parte migliore, piú sana, piú onesta del proletariato italiano.
Il Mezzogiorno e il fascismo(18)
Fatto saliente della lotta politica attuale italiana è il tentativo di soluzione che il Partito nazional fascista ha voluto dare dei rapporti tra Stato-governo e il Mezzogiorno.
Il Mezzogiorno è diventato la riserva dell'opposizione costituzionale.
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