Il Mezzogiorno ha manifestato ancora una volta la sua distinzione «territoriale» dal resto dello Stato, la sua volontà di non lasciarsi assorbire impunemente in un sistema unitario esasperato - che significherebbe solo accrescimento delle antiche oppressioni e dei vecchi sfruttamenti - trincerandosi dietro una serie di posizioni costituzionali parlamentaristiche, di democrazia formale, che hanno pur il loro valore e il loro significato se il Partito nazional fascista ha ritenuto opportuno, solo per decapitare il movimento dei suoi santoni Orlando, De Nicola, di dover fare le concessioni che ha fatto. Mussolini, insomma, non ha fatto altro che applicare la tattica giolittiana, in una situazione nuova, estremamente piú difficile e complicata di tutte le situazioni passate, con una popolazione che almeno parzialmente si è svegliata e ha cominciato a partecipare alla vita pubblica, in un periodo nel quale la diminuita emigrazione pone con maggiore violenza i problemi di classe che tendono a diventare problemi «territoriali» perché il capitalismo si presenta come straniero alla regione e come straniero si presenta il governo che del capitalismo amministra gli interessi.
Molti compagni si domandano spesso con meraviglia il perché dell'atteggiamento di opposizione al fascismo dei due grandi giornali dell'Italia settentrionale, il Corriere della Sera e La Stampa. Non ha forse creato il fascismo la situazione che questi giornali volevano? Non hanno questi due giornali contribuito potentemente alla fortuna del fascismo negli anni 1920-21? Perché oggi lavorano in senso inverso, lavorano a togliere al fascismo la sua base popolare, a minargli il terreno sotto i piedi, mettendo lo scompiglio e orientando le masse piccolo-borghesi verso gli «ideali di libertà»?
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