La diffusione raggiunta dai primi due numeri non può che dipendere dalla posizione che l'Ordine Nuovo aveva assunto nei primi anni della sua pubblicazione e che consisteva essenzialmente in ciò: 1) nell'aver saputo tradurre in linguaggio storico italiano i principali postulati della dottrina e della tattica dell'Internazionale comunista. Negli anni 1919-20 ciò ha voluto dire la parola d'ordine dei Consigli di fabbrica e del controllo sulla produzione, cioè l'organizzazione di massa di tutti i produttori per l'espropriazione degli espropriatori, per la sostituzione del proletariato alla borghesia nel governo dell'industria e quindi, necessariamente, dello Stato. 2) Nell'aver sostenuto in seno al Partito socialista, che allora voleva dire la maggioranza del proletariato, il programma integrale dell'Internazionale comunista e non solo una qualche sua parte. Perciò, al secondo Congresso mondiale, il compagno Lenin disse che il gruppo dell'Ordine Nuovo era la sola tendenza del Partito socialista che rappresentasse fedelmente l'Internazionale in Italia; perciò anche le tesi compilate dalla redazione dell'Ordine Nuovo e presentate al Consiglio nazionale di Milano dell'aprile 1920 dalla sezione di Torino, furono dal secondo Congresso indicate esplicitamente come base della riorganizzazione rivoluzionaria in Italia.
Il nostro programma attuale deve riprodurre nella situazione oggi esistente in Italia, la posizione assunta negli anni 1919-20. Esso deve rispecchiare la situazione obbiettiva odierna, con le possibilità che si offrono al proletariato per una azione autonoma, di classe indipendente; deve continuare, nei termini politici attuali, la tradizione di interprete fedele e integrale del programma dell'Internazionale comunista.
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