La sua debolezza si dimostrò nel non aver organizzato questi rapporti rivoluzionari, nel non essersi neppure posto il problema della necessità di organizzare questi rapporti in un sistema politico concreto, in un programma di governo. La repressione fascista seguendo la linea del minimo sforzo, è incominciata da questi altri strati sociali ed è culminata contro il proletariato. Oggi la repressione sistematica e legale si mantiene contro il proletariato, si è invece allentata alla periferia, contro gli strati che nel 1920 gli erano solo oggettivamente alleati, e che si riorganizzano, rientrano parzialmente nella lotta, assumendo il carattere smorzato di opposizione costituzionale, cioè il loro piú spiccato carattere piccolo-borghese. Cosa significa dunque che la classe operaia è «assente»? La «presenza» della classe operaia, cosí come l'amico S. l'intende, significherebbe la rivoluzione, perché significherebbe di nuovo, come nel '19-'20, che a capo del popolo lavoratore stanno non i piccoli borghesi democratici, ma la classe piú rivoluzionaria della nazione. Ma il fascismo è appunto la negazione di tale stato di cose, il fascismo è nato e si è sviluppato appunto per distruggere un tale stato di cose e per impedire che risorga. Come si pone dunque il problema oggi? A noi pare che si ponga in questi termini: - La classe operaia è e rimarrà ancora «assente» nella misura in cui il Partito comunista permetterà alle opposizioni costituzionali di monopolizzare il risveglio alla lotta degli strati sociali che storicamente sono gli alleati del proletariato.
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