Ora, cosa fanno i nostri accusatori? Accettano la prima parte, ma ne dimenticano la seconda. Si ammette cioè la necessità del metodo, ma questo è impiegato non a dare alla classe operaia la sua libertà, ma a mettere le forze della classe operaia al servizio del suo stesso avversario. Brevemente: si deve lottare contro il fascismo. L'unità di fronte contro il fascismo deve crearsi nelle classi sfruttate e deve raggiungersi sotto la direzione della classe operaia. Solo le classi sfruttate hanno interesse a lottare realmente contro il fascismo, perché sono quelle che ne sopportano il peso. Si vuol forse discreditare con questo l'opera delle opposizioni? Facciamo opera utile al fascismo discreditando le opposizioni? Neppure di queste accuse, che sono quanto mai insulse noi possiamo gran che preoccuparci. Se qualcuno ha lavorato e lavora per il fascismo non è certo da cercarsi fra i comunisti. Un po' di onestà, ammesso che di onestà si possa parlare con i nostri avversari e con gli avversari della classe operaia, sarebbe bastata a consigliare maggiore prudenza nell'impiego di certe frasi.
Chi ha dato i suoi ministri al governo di Mussolini? I popolari questo lo sanno e lo sanno pure gli amici di Amendola e di Di Cesarò. Chi ha illuso le masse, facendo credere alla possibilità che Mussolini «normalizzasse» il fascismo? Cosí presto si sono dimenticati gli scrittori di Giustizia, che rimproverano ai comunisti di non essere coerenti, i discorsi di D'Aragona alla Camera e le velleità ministeriali dei vari Baldesi, in fregola di feluche nel ministero di Mussolini?
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