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      I comunisti sono i soli che possono parlare sulla salma di Matteotti senz'aver bisogno di arrossire. Essi non hanno mai stretto alcun «patto di pacificazione» con i fascisti, come socialriformisti e massimalisti devono ricordare. Diciamo questa giacché si ama farci apparire dagli scrittori di Giustizia ancora una volta come coloro che si possono confondere con i colleghi di Dumini e compagni. Noi non abbiamo bisogno di rievocare Spartaco Lavagnini, Berruti, Pietro Ferrero e altre diecine di nostri assassinati, non abbiamo bisogno di ricordare gli anni di carcere distribuiti ai comunisti militanti, né di ricordare il regime eccezionale cui tutti i comunisti sono sottoposti dal fascismo per giustificare la nostra indignazione di fronte alla stupida insinuazione avanzata dai cattivi pastori del socialriformismo che noi si favorisca, coscienti o no, il fascismo. La storia di questi anni parla chiaro. Noi non abbiamo bisogno di rettificare nulla per essere coerenti coi bisogni di lotta della classe operaia. Combattiamo le opposizioni?
      Non sappiamo se cosí devesi definire il fatto che noi chiediamo da esse che se vogliono lottare veramente contro il fascismo devono mostrare di non avere in diffidenza anzitutto la classe operaia, da cui indirettamente deriva la loro forza e prestigio. Noi chiediamo che la classe operaia abbia nel campo la direzione della lotta, perché essa sola ha la capacità della vittoria. E ciò si può ottenere unicamente mediante la lotta di tutti i giorni. La vittoria finale è il risultato dei nostri sforzi per conseguirla.


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Scritti politici
Terza parte
di Antonio Gramsci
pagine 415

   





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