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      Che massimalisti e popolari ubbidiscano a una stessa disciplina e lavorino su uno stesso piano programmatico, ecco il tratto piú caratteristico della situazione. Questo fatto rende lento e faticoso il processo di sviluppo degli avvenimenti, e determina la tattica del complesso delle opposizioni, tattica di aspettativa, di lente manovre avvolgenti, di paziente sgretolamento di tutte le posizioni del governo fascista. I massimalisti, con la loro appartenenza al Comitato e con l'accettazione della disciplina comune, garantiscono la passività del proletariato, assicurano la borghesia ancora esitante tra fascismo e democrazia che una azione autonoma della classe operaia non sarà possibile se non molto piú tardi, quando il nuovo governo sia già costituito e rafforzato, quando un nuovo governo sia già in grado di schiacciare un'insurrezione delle masse disilluse e del fascismo e dell'antifascismo democratico. La presenza dei popolari garantisce da una soluzione intermedia fascista-popolare come quella dell'ottobre 1922, che diventerebbe molto probabile, perché imposta dal Vaticano, nel caso di un distacco dei massimalisti dal blocco e di una loro alleanza con noi.
      Lo sforzo maggiore dei partiti intermedi (riformisti e costituzionali) aiutati dai popolari di sinistra, è stato rivolto finora a questo scopo: mantenere nella stessa compagine i due estremi. Lo spirito servile dei massimalisti si è adattato alla parte dello sciocco nella commedia: i massimalisti hanno accettato di valere nelle opposizioni quanto il Partito dei contadini o i gruppi di Rivoluzione Liberale.


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Scritti politici
Terza parte
di Antonio Gramsci
pagine 415

   





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