Mancano idee chiare sulla funzione del Partito, sui compiti della classe operaia nella conquista del potere e nella creazione dello Stato proletario. Il periodo del dopoguerra segna appunto il periodo di preparazione piú intensa della classe operaia rivoluzionaria. La esperienza del proletariato russo viene studiata, assimilata, fatta propria dal proletariato italiano. Attraverso una lunga serie di agitazioni e di movimenti la classe operaia si forgia la sua coscienza rivoluzionaria. La fabbrica diventa il centro di formazione di questa nuova coscienza. I problemi del controllo operaio, della produzione socialista, dello Stato operaio, della funzione del Partito proletario, dei rapporti tra il Partito e la rivoluzione sono quelli di cui si occupa in questo periodo la classe operaia. La tradizione democratica del Partito socialista è spezzata; la vecchia tradizionale piattaforma elettorale è infranta; una nuova educazione proletaria si forma; si determinano nuovi orientamenti nel seno della classe operaia. Da tutto questo interno travaglio della classe operaia sorge nel 1921 il Partito comunista, sezione d'Italia dell'Internazionale comunista. Ma il riformismo non abbandona ancora la sua maschera; esso continua ancora a celarsi sotto il nome di socialismo, il quale, da questo momento, diventa equivalente di opportunismo cioè di anti-socialismo. Quale la tattica seguita sin qui dai riformisti?
Di fronte al profondo risveglio determinato in mezzo ai lavoratori italiani dalla Russia rivoluzionaria, i riformisti non hanno seguito la tattica di una opposizione netta ed aperta, che li avrebbe gettati in un isolamento completo.
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