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      Osserviamo ciò che avviene in Italia. Attraverso l'azione repressiva del fascismo, i sindacati erano venuti a perdere, nel nostro paese, ogni efficienza sia numerica che combattiva. Approfittando di questa situazione, i riformisti si impadronirono completamente del loro meccanismo centrale escogitando tutte le misure e le disposizioni che possono impedire a una minoranza di formarsi, di organizzarsi, di svilupparsi e diventare maggioranza fino a conquistare il centro dirigente. Ma la grande massa vuole, ed a ragione, l'unità e riflette questo sentimento unitario nella organizzazione sindacale tradizionale italiana: la Confederazione generale del lavoro. La massa vuole lottare e vuole organizzarsi ma vuole lottare con la Confederazione generale del lavoro e vuole organizzarsi nella Confederazione generale del lavoro. I riformisti si oppongono alla organizzazione delle masse. Ricordate il discorso di D'Aragona nel recente congresso confederale in cui affermò che non piú d'un milione di organizzati deve costituire la Confederazione. Se si tien conto che la Confederazione stessa sostiene di essere l'organismo unitario di tutti i lavoratori italiani, cioè non solo degli operai industriali ed agricoli ma anche dei contadini e che in Italia ci sono almeno 15 milioni di lavoratori organizzabili, appare che la Confederazione vuole per programma organizzare un quindicesimo, cioè il 7,50 per cento dei lavoratori italiani mentre noi vorremmo che nei sindacati e nelle organizzazioni contadine fossero organizzati il 100 per cento dei lavoratori.


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Scritti politici
Terza parte
di Antonio Gramsci
pagine 415

   





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