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      Per ottenere ciò non c'è altra via d'uscita che la organizzazione delle cellule e il loro sviluppo nello stesso senso in cui esse si svilupparono in Russia prima della guerra. Come frazione sindacale, i riformisti ci impediscono, mettendoci alla gola la pistola della disciplina, di centralizzare le masse rivoluzionarie sia per la lotta sindacale che per la lotta politica. È evidente allora che le nostre cellule devono lavorare direttamente nelle fabbriche per centralizzare attorno al Partito le masse, spingendole a rafforzare le Commissioni interne dove esse esistono, a creare comitati di agitazione nelle fabbriche dove non esistono Commissioni interne o dove esse non assolvono i loro compiti, spingendole a volere la centralizzazione delle istituzioni di fabbrica come organismi di massa non solamente sindacali ma di lotta generale contro il capitalismo e il suo regime politico. È certo che la situazione in cui noi ci troviamo è molto piú difficile di quella in cui si trovarono i bolscevichi russi, perché noi dobbiamo lottare non solo contro la reazione dello Stato fascista ma anche contro la reazione dei riformisti nei sindacati. Appunto perché piú difficile la situazione, piú forti devono essere le nostre cellule sia organizzativamente che ideologicamente. In ogni caso, la bolscevizzazione per ciò che ha riflesso nel campo organizzativo è una necessità imprescindibile. Nessuno oserà dire che i criteri leninisti di organizzazione del Partito siano propri della situazione russa e che sia un fatto puramente meccanico la loro applicazione all'Europa occidentale.


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Scritti politici
Terza parte
di Antonio Gramsci
pagine 415

   





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