Appare sempre piú evidente che occorre far uscire il Partito dalle posizioni mantenute nel 1921-22, se si vuole che il movimento comunista si sviluppi parallelamente alla crisi che subisce la classe dominante. La pregiudiziale che aveva avuto una cosí larga importanza nel passato, per la quale occorreva prima di tutto mantenere la unità organizzativa del Partito, veniva a cadere per il fatto che, nella situazione di conflitto tra il nostro Partito e l'Internazionale, si costituiva nelle nostre file uno stato di frazionismo latente che trovava la sua espressione in gruppi nettamente di destra, spesso con carattere liquidazionista. Tardare ancora a porre in tutta la loro ampiezza le quistioni fondamentali di tattica, sulle quali fino allora si era esitato ad aprire la discussione, avrebbe significato determinare una crisi generale del Partito, senza uscita.
Avvennero cosí nuovi raggruppamenti che andarono sempre piú sviluppandosi, fino alla vigilia del nostro III Congresso, quando fu possibile accertare che non solo la grande maggioranza alla base del Partito (che non era stata mai apertamente interpellata) ma anche la grande maggioranza del vecchio gruppo dirigente si era staccata nettamente dalla concezione e dalla posizione politica di estrema sinistra, per porsi completamente sul terreno dell'Internazionale e del leninismo.
L'importanza del III Congresso
Da ciò che è stato detto finora, appare chiaramente quanto fossero grandi l'importanza e i compiti del nostro III Congresso.
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