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      In una tale situazione era impossibile qualsiasi accumulazione di esperienze politiche rivoluzionarie, era impossibile ogni direzione collettiva, era impossibile ogni deduzione rapida che permettesse di trarre tutte le conseguenze dalle congiunture favorevoli alla iniziativa rivoluzionaria. È evidente altresí che in una tale situazione, in cui l'organizzazione effettiva era in rapporto inverso col volume del Partito, l'ufficio del capo individuale fosse enorme e la responsabilità che veniva a gravare sulla persona, che a volta a volta si trovava alla testa del Partito, fosse schiacciante. Questa situazione spiega come sia avvenuto che la tendenza rivoluzionaria del movimento socialista italiano, a differenza di ciò che avvenne nei riguardi della tendenza riformista, abbia visto susseguirsi alla sua dirigenza una vera cinematografia di uomini, mentre i riformisti stavano fortemente raggruppati intorno a Filippo Turati.
      Non solo; ma questa situazione spiega anche il fatto tristissimo che tutti, o quasi, i dirigenti della frazione rivoluzionaria, dopo un istante di grande splendore abbiano degenerato, abbiano rinnegato le loro precedenti posizioni o siano addirittura passati dall'altra parte della barricata. È questa certamente una delle ragioni della persistenza di una certa fortuna del riformismo fra le masse lavoratrici italiane: perché in esso la tradizione della tendenza è strettamente legata alla stessa persona, allo stesso gruppo di persone, è riuscito cioè a identificarsi permanentemente in un'organizzazione omogenea, composta sempre dalle stesse individualità.


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Scritti politici
Terza parte
di Antonio Gramsci
pagine 415

   





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