Cosí in Russia, dove l'industria e la finanza collettiva dominano già l'intera vita economica, la saldatura fra operai e contadini per l'economia industriale e l'economia rurale avverrà con la industrializzazione della terra.
Nessun comunista ha mai promesso ai lavoratori di realizzare il regno di Bengodi in 24 ore; nessun comunista ha mai pensato di realizzare il regime comunista in sei mesi. I passaggi dal regime schiavista al feudale, dal regime feudale al regime capitalistico, sono costati all'umanità sforzi enormi per lunghissimi periodi. Anche oggi nei regimi capitalistici piú fiorenti vi sono residui dell'economia feudale. Non vi è alcuna ragione per pretendere che il comunismo si realizzi invece per un colpo di bacchetta magica.
La differenza profonda fra la Russia e gli altri paesi i cui regimi sono cosí cari ai vari Baldesi della democrazia e del riformismo, è questa: che in Russia tutta la forza e tutto lo sforzo dello Stato sono rivolti alla realizzazione del comunismo, mentre negli altri paesi tutta la forza e tutto lo sforzo dello Stato sono rivolti a sostenere il capitalismo, a impedire il comunismo; e ciò anche nei paesi dove i riformisti sono al potere: in quel bel Belgio ad esempio, dove l'on. Vanderwelde è schiavo della burocrazia e... servo della democrazia, facendo pagare le spese della crisi economica alla piccola borghesia e ai lavoratori, come un qualsiasi Poincaré e peggio.
Sono queste verità elementari che comprendiamo riescano ostiche ai borghesi. Se potessimo invece credere ancora in buona fede i socialdemocratici nostrani e stranieri, non ci sarebbe comprensibile la gioia che essi provano nel descrivere il preteso fallimento del comunismo in Russia, il fallimento cioè dell'unica rivoluzione in cui si sono messe alla prova le teorie marxiste e le capacità proletarie.
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