Nel campo militare, per rivolgere a strumento di difesa ogni minima possibilità. Nel campo artistico, per la capacità dimostrata nei giorni di domenica di trovare modo di trattenere le masse con rappresentazioni teatrali e di altro genere, in cui tutto era inventato dagli operai: dalla messa in scena alla produzione. Bisogna aver visto dei vecchi operai, che parevano stroncati da decenni e decenni di oppressione e di sfruttamento, raddrizzarsi anche fisicamente nel periodo dell'occupazione, sviluppare attività fantastiche, suggerendo, aiutando, sempre attivi notte e giorno; bisogna aver visto questi e altri spettacoli per convincersi quanto siano illimitate le forze latenti delle masse e come esse si rivelino e si sviluppino impetuosamente, appena la convinzione si radica di essere arbitri ed egemoni dei propri destini.
Come classe, gli operai italiani che occuparono le fabbriche, si dimostrarono all'altezza dei loro compiti e delle loro funzioni. Tutti i problemi che le necessità del movimento posero loro da risolvere furono brillantemente risolti. Non poterono risolvere i problemi dei rifornimenti e delle comunicazioni, perché non furono occupate le ferrovie e la flotta. Non poterono risolvere i problemi finanziari perché non furono occupati gli istituti di credito e le aziende commerciali. Non poterono risolvere i grandi problemi nazionali e internazionali, perché non conquistarono il potere di Stato. Questi problemi avrebbero dovuto essere affrontati dal Partito socialista e dai sindacati, che invece capitolarono vergognosamente, protestando l'immaturità delle masse; in realtà i dirigenti erano immaturi e incapaci, non la classe.
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