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      e ha a sua disposizione tutti i beni della terra?». Cosí i riformisti dopo uno sciopero rivoluzionario che ha aumentato la coesione e la disciplina della massa, ma con la sua lunga durata ha impoverito ancor piú i singoli operai dicono: «A che pro aver lottato? Voi siete rovinati e impoveriti». È facile fare della demagogia su questo terreno ed è difficile non farla quando la quistione è stata posta nei termini dello spirito corporativo e non in quelli del leninismo, della dottrina della egemonia del proletariato, che storicamente si trova in una determinata posizione e non in un'altra.
      È questo per noi l'elemento essenziale delle vostre discussioni, è in questo elemento la radice degli errori del blocco delle opposizioni e l'origine dei pericoli latenti che nella sua attività sono contenuti. Nella ideologia e nella pratica del blocco delle opposizioni rinasce in pieno tutta la tradizione della socialdemocrazia e del sindacalismo che ha impedito finora al proletariato occidentale di organizzarsi in classe dirigente.
     
      Solo una ferma unità e una ferma disciplina nel Partito che governa lo Stato operaio può assicurare l'egemonia proletaria in regime di Nep, cioè nel pieno sviluppo della contraddizione cui abbiamo accennato. Ma l'unità e la disciplina in questo caso non possono essere meccaniche e coatte; devono essere leali e di convinzione e non quelle di un reparto nemico imprigionato o assediato che pensa all'evasione o alla sortita di sorpresa.
      Questo, carissimi compagni, abbiamo voluto dirvi, con spirito di fratelli e di amici, sia pure di fratelli minori.


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Scritti politici
Terza parte
di Antonio Gramsci
pagine 415

   





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