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      Lo stato d'animo dei soldati è caratterizzato da questo racconto di un operaio conciapelli di Sassari, addetto ai primi sondaggi di propaganda: «Mi sono avvicinato a un bivacco di piazza X (i soldati sardi nei primi giorni bivaccarono nelle piazze come in una città conquistata) e ho parlato con un giovane contadino che mi aveva accolto cordialmente perché di Sassari come lui. "Cosa siete venuti a fare a Torino?" "Siamo venuti per sparare contro i signori che fanno sciopero." "Ma non sono i signori quelli che fanno sciopero, sono gli operai e sono poveri." "Qui sono tutti signori; hanno tutti il colletto e la cravatta; guadagnano 30 lire al giorno. I poveri io li conosco e so come sono vestiti; a Sassari, sí, ci sono molti poveri; tutti 'gli zappatori' siamo poveri e guadagnamo 1,50 al giorno." "Ma anche io sono operaio e sono povero." "Tu sei povero perché sei sardo." "Ma se io faccio sciopero con gli altri, sparerai contro di me?" Il soldato rifletté un poco, poi mettendomi una mano sulla spalla: "Senti, quando fai sciopero con gli altri, resta a casa!"».
      Era questo lo spirito della stragrande maggioranza della brigata, che contava solo un piccolo numero di operai minatori del bacino di Iglesias. Eppure, dopo pochi mesi, alla vigilia dello sciopero generale del 20-21 luglio, la brigata fu allontanata da Torino, i soldati anziani furono congedati e la formazione divisa in tre: un terzo fu mandato ad Aosta, un terzo a Trieste, un terzo a Roma. La brigata fu fatta partire di notte, all'improvviso; nessuna folla elegante li applaudiva alla stazione; i loro canti, se erano anche essi guerrieri, non avevano piú lo stesso contenuto di quelli cantati all'arrivo.


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Scritti politici
Terza parte
di Antonio Gramsci
pagine 415

   





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