Praticamente il Gobetti sfuggí a questo destino. Egli si rivelò un organizzatore della cultura di straordinario valore ed ebbe in questo ultimo periodo una funzione che non deve essere né trascurata né sottovalutata dagli operai. Egli scavò una trincea oltre la quale non arretrarono quei gruppi di intellettuali piú onesti e sinceri che nel 1919-20-21 sentirono che il proletariato come classe dirigente sarebbe stato superiore alla borghesia. Alcuni in buona fede e onestamente, altri in cattivissima fede e disonestamente andarono ripetendo che il Gobetti era nient'altro che un comunista camuffato, un agente, se non del Partito comunista, per lo meno del gruppo comunista dell'Ordine Nuovo. Non occorre neanche smentire tali insulse dicerie. La figura del Gobetti e il movimento da lui rappresentato furono spontanee produzioni del nuovo clima storico italiano: in ciò è il loro significato e la loro importanza. Ci è stato qualche volta rimproverato da compagni di partito di non aver combattuto contro la corrente di idee di Rivoluzione liberale: questa assenza di lotta anzi sembrò la prova del collegamento organico, di carattere machiavellico (come si suol dire) tra noi e il Gobetti. Non potevamo combattere contro Gobetti perché egli svolgeva e rappresentava un movimento che non deve essere combattuto, almeno in linea di principio. Non comprendere ciò significa non comprendere la quistione degli intellettuali e la funzione che essi svolgono nella lotta delle classi. Gobetti praticamente ci serviva di collegamento: 1. Con gli intellettuali nati sul terreno della tecnica capitalistica che avevano assunto una posizione di sinistra, favorevole alla dittatura del proletariato, nel 1919-20. 2. Con una serie di intellettuali meridionali che, per collegamenti piú complessi, ponevano la quistione me
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