È la sintesi e l'esasperazione geometrica della sua rozzezza, della sua volgarità, della sua piatta banalità, il rinato Golia: sia posto sugli altari il rinato bue grasso. La tradizione di Casimiro Teja sia deturpata dai pupazzi di Golia: lo spirito sottile, leggero, la matita corrosiva di Casimiro Teja si affila alla lama smussata dai biglietti da dieci lire: il ventre si nutre di biglietti di banca, e non si accontenta piú di idee, di sincerità. Perde l'epigramma, è vero, ma il filisteo non è capace di epigrammi; è senza angoli il filisteo, perché gli angoli urtano troppe persone, e impediscono il giro delle cedole bancarie: il ventre non ha angoli che quando è semivuoto e comunica alla matita qualcuno dei suoi urli e dei suoi lancinanti stimoli a vuoto. Il filisteo dall'ampia cubatura geometrica protegge il bestiame della sua tribú, e si adagia comodamente alla mentalità della sua tribú, come il feto nel ventre materno, perché il cordone ombelicale porti il solito fiotto nutriente di sangue mestruale.
Ecco perché aspetto il contributo disinteressato di un ricchissimo Mecenate. Il mio trattatello platonico Il Golia, ossia dello spirito, è una dimostrazione per assurdo. È necessaria, per la mia dimostrazione, la riproduzione integrale della piatta volgarità di Golia, pupazzettata. Quale Mecenate vuole, per amore delle patrie lettere, ingozzare il ventre di Golia di biglietti da dieci lire, perché il mio capolavoro acquisti la massima efficacia possibile?
(13 marzo 1917).
GRANELLI
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