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      La storia procede cosí per eliminazioni di passività: è un perenne fallimento, una perenne revisione di conti sbagliati, fallimento e sbagli non necessari, ma dovuti al solo fatto che gli amministratori non avevano alcuna capacità per il delicato loro compito.
      Riconosciamo dunque nel male il salvatore della fortuna progressiva degli uomini, la sicurezza che alfine qualcosa si farà; la tigna, il colera, il vaiolo hanno costretto, con le stragi d'altri tempi, all'esercizio metodico di norme igieniche che ponessero al riparo dal ripetersi delle stragi. I mali che oggi si verificano costringeranno alla riflessione e ai ripari per l'avvenire. Aspettiamo che la passività cavi gli occhi, che rappresenti un pericolo: la pazienza è ormai diventata la prima virtú cardinale dell'uomo politico e sociale.
      Una, due, tre, dieci, venti volte. Dei malandrini si presentano di notte a una portineria. Fanno destare i dormienti. Si dichiarano agenti di polizia agli ordini di un delegato; devono compiere una perquisizione negli appartamenti per assicurarsi che nella casa non siano nascosti dei ricercati speciali, ecc. ecc. Parlano con quella sicurezza e prepotenza che si addice ai rappresentanti della legge che sanno di essere superiori a ogni legge. Alla minima obiezione distribuiscono largamente cazzotti, preludio delle scene selvagge che si svolgono ai commissariati. Il cittadino, abbandonato da ogni forza umana, conoscendo, o per dolorosa esperienza propria o per esperienza raccontata, i costumi della «giustizia», lascia l'ingresso libero, e per una, due, tre, dieci, venti volte gli appartamenti vengono saccheggiati da malandrini.


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Sotto la mole
1916-1920
di Antonio Gramsci
pagine 742