Il signor Italo Minunni viene alla Gazzetta dalla Perseveranza di Milano, ed era andato alla Perseveranza dall'Idea nazionale. Ma non è la sua carriera giornalistica che ci importa. Ci importa notare un fenomeno che in questa carriera è anche esteriormente marcato. Lo sviluppo del nazionalismo in Italia ha segnato e sta segnando il sorgere della classe borghese come organismo combattivo e cosciente. Finora abbiamo avuto in Italia una borghesia politica, senza programmi chiari ed organici, senza attività economica coerente e rettilinea. Le grandi battaglie politiche-economiche, che si sono verificate negli altri paesi sono sempre ignorate in Italia appunto per questo.
[Otto righe censurate]Il nazionalismo sta dando coscienza di sé alla classe borghese. L'Idea nazionale è, da questo punto di vista, il giornale piú importante d'Italia (dopo l'Avanti!): è riuscito a dare il la a tutta la stampa borghese italiana. È il fornitore di idee, di spunti polemici, di coraggio per tutta la stampa borghese italiana. Ed è diventata anche l'incubatrice di energie giornalistiche che sciamano dalla sua redazione e galvanizzano le gelatinose colonne degli altri giornali borghesi. Una di queste energie è appunto Italo Minunni, che a Torino sosterrà le ragioni del trust di Dante Ferraris. Non è un economista, quantunque sia specializzato in «articoli» economici. È un audace, è uno spregiudicato, è un «muso» duro. È un documento vivo dell'impotenza liberale italiana, se non dell'idea liberale. Rappresenta, in confronto dell'idea liberale, un pensiero immaturo, un pensiero confuso e inorganico che si impone con l'audacia.
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