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      I ceti regionali della classe proprietaria iniziarono movimenti antidinastici, per l'autonomia della Guascogna e della Catalogna, che mascheravano malamente il desiderio degli armatori, dei proprietari di miniere e di aziende industriali (la Catalogna e la Guascogna sono le due zone piú ricche della Spagna) di sottrarre al fisco dello Stato accentrato a Madrid lo scellerato frutto delle forniture di guerra all'Intesa, di esonerarsi da ogni tributo allo Stato, proprio quando lo Stato maggiormente aveva bisogno di cespiti per l'amministrazione generale, di risanare, con provvidenze e lavori pubblici, le ferite mortali inferte alla società spagnuola dalla speculazione sfrenata degli avventurieri dell'industria e del commercio.
      Cosí la classe proprietaria si decompone per lo stimolo dei fermenti particolaristici ed egoistici disgregando e sgretolando la produzione e la vita politica mentre il proletariato, sul quale ricadono pesantemente le conseguenze economiche del disordine, si compone come personalità distinta, consapevolmente e energicamente fattiva.
      Lo spirito di classe si educa, il movimento sindacale attinge una ampiezza e una pienezza spirituale sbalorditive, diventando la prima e la piú potente forza sociale organizzata e disciplinata nazionalmente della Spagna.
      La «plebe» spagnuola, individualista come tutti gli aggregati umani che non hanno subito le esperienze dolorose dello sfruttamento intensivo dell'industrialismo, s'assoggetta nei sindacati operai a una disciplina che stupisce e addolora gli ammiratori letterati della Spagna romantica tradizionale gitani-mandole-tauromachie.


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Sul fascismo
di Antonio Gramsci
pagine 418

   





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