I fautori del ritorno di Giolitti al potere, gli scrittori della Stampa, in quanto partecipano di questa diffusa psicologia delle classi medie, ne hanno dato una efficacissima espressione letteraria e hanno cercato di presentarla come un programma di governo. I giolittiani sono gente che ricorda, sono gente che vuole ricordare, che non aspira ad altro che a frugare affannosamente nel passato; questa mania da vecchi senza avvenire, i giolittiani la chiamano arte di governo, la sola arte di governo che restaurerà il prestigio dello Stato, che ripristinerà il potere delle istituzioni. Anche da questo punto di vista il ritorno di Giolitti è un segno vistoso della decadenza delle classi dirigenti italiane, è un documento della scaduta capacità politica della casta governativa italiana. Era un assioma politico che ai governi borghesi conviene piú dimenticare che ricordare: il principio di prescrizione era diventato ragion di Stato; la mania moralisteggiante era posta in ridicolo e rappresentata come propria delle epoche di decadenza, dei paesi in dissolvimento. In Italia forse piú che in ogni altro paese il principio di prescrizione era diventato metodo di ordinaria amministrazione: l'Italia era il paese classico delle amnistie, degli indulti, delle grazie sovrane. Giolitti vuole vendicarsi; la piccola borghesia vuole vendicarsi; gli scrittori della Stampa solleticano e aizzano questo spirito di vendetta, che è espressione di timor panico, non di forza, che è creatore di marasma, non principio d'ordine.
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