Giolitti intensifica la sua attività reazionaria perché il capitalismo si rivela sempre piú incapace a dominare le forze produttive. La tattica delle «aristocrazie operaie» non è piú efficace; non vale piú a nulla la tattica di favorire i cooperatori di Reggio Emilia nello stesso tempo in cui si massacrano i contadini poveri meridionali; non vale piú a nulla la tattica di corrompere direttamente i deputati socialisti settentrionali nello stesso tempo in cui, attraverso l'azione poliziesca dei prefetti e l'azione intimidatrice dei mazzieri debellisti si riempie il Parlamento di una ventraia di ascari meridionali. Oggi le grandi masse popolari partecipano alla lotta economica e alla lotta politica: oggi la necessità di strappare il pane di bocca ai lavoratori industriali e agricoli è divenuta assillante per il capitalismo. Occorrono i grandi mezzi: lo Stato borghese deve farsi sempre piú reazionario, deve sempre piú direttamente e violentemente intervenire nella lotta delle classi, per reprimere i tentativi che il proletariato fa nella via della sua emancipazione.
Questa «reazione» non è solo italiana: essa è un fenomeno internazionale, perché il capitalismo non solo in Italia ma in tutto il mondo è divenuto incapace a dominare le forze produttive. Il fenomeno del «fascismo» non è solo italiano, cosí come non è solo italiano il formarsi del partito comunista. Il «fascismo» è la fase preparatoria della restaurazione dello Stato, cioè di un rincrudimento della reazione capitalistica, di un inasprimento della lotta capitalistica contro le esigenze piú vitali della classe proletaria.
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