Nella stessa rabbiosa secchezza e inumanità dei piú forsennati si riesce a cogliere una intima disperazione, un folle terrore che non sono dovuti a persone corporali, a nemici corporali, ma a un ignoto e incontrollabile fantasma che essi comprendono e sentono suscitato, che essi comprendono essere stato scatenato nel paese. E l'ansia di tutta questa gente si domanda: «Dove vuol giungere l'on, Giolitti?».
Mai come in questo momento l'onorevole Giolitti è riuscito a concentrare nella sua persona l'attenzione e le ansie delle classi borghesi italiane. Non lo comprendono e perciò! sono maggiormente spinti verso di lui; forse ne hanno paura, ma appunto perciò si aggrappano disperatamente a lui. Non lo comprendono: sanno, sono sicuri che, se Giolitti avesse voluto, con l'energia dimostrata verso D'Annunzio avrebbe potuto far cessare di colpo le imprese fasciste e organizzare le forze fasciste per una forma di reazione piú cauta e meno disastrosa. La capacità politica di cui dispongono è sufficiente per far loro comprendere che la distruzione delle Camere del lavoro e dei giornali peggiora le condizioni economiche e politiche della classe operaia e inasprisce permanentemente la guerra civile. Comprendono che la lotta, in condizioni tali, non finirà mai e che nel dilemma: o potere borghese o potere operaio sta per inserirsi un termine medio: distruzione degli uni o degli altri. Conoscono il popolo italiano: sanno che finora non ha avuto capi, e che la soppressione degli individui rappresentativi non muterà per nulla i rapporti di forza: in Italia i capi sfungano da ogni angolo e soppresso un partito nasce «una vendita di carbone» o addirittura una camorra.
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