Cosí l'on. Giolitti è giunto al potere, logicamente, e ha realizzato il suo piano. Egli si è vendicato e continua a vendicarsi. Egli si è vendicato di D'Annunzio e di Mussolini. Si è vendicato di D'Annunzio organizzando contro Fiume l'opinione pubblica borghese come si era fatto contro di lui nel maggio 1915; ha isolato D'Annunzio come egli stesso era stato isolato. Si è vendicato di Mussolini perché gli ha fatto mancare la parola data, perché lo ha dimostrato in tutta la sua impotenza, perché è riuscito a non fargli ripetere neppure una delle cose atroci del bel tempo andato. Si è vendicato dell'interventismo, perché, nella forma odierna di fascismo, riesce a manovrarlo, a indirizzarlo ai suoi fini politici immediati. Si vendica dei socialisti, che non hanno voluto apertamente appoggiarlo nel maggio 1915 e non si decidono ad appoggiarlo apertamente oggi. E lascia perciò che si scatenino tutte le forze incomposte, che bollano tutti i fermenti impuri, che si distrugga e si crei l'irreparabile. Questo periodo di storia offre un grandissimo numero di tali fenomeni di terrore, di disperazione, di freddo e cieco spirito di vendetta. Ogni periodo di trapasso è anzi caratterizzato da tali fenomeni di pazza disperazione delle classi medie: la classe media è oggi al governo in Italia, ed è rappresentata da un uomo che ne sintetizza tutta la psicologia e il disorientamento. Scettico, senza aspirazioni, senza previsioni per il futuro, non legato piú da nessun legame alla popolazione che disprezza perché ne ha sempre conosciuto la parte peggiore e piú inetta, l'on.
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