Su questo terreno semibarbarico che lo Stato ancora gracile e incerto nelle sue articolazioni piú vitali a stento riusciva lentamente a dissodare, pullulano oggi, dopo la decomposizione dello Stato, tutti i miasmi. C'è molto di vero nell'affermazione dei giornali fascisti che non tutti quelli che si chiamano fascisti e operano in nome dei fasci appartengono all'organizzazione; ma che dire di una organizzazione il cui simbolo può venire usato per coprire azioni della natura di quelle che quotidianamente insozzano l'Italia? L'affermazione d'altronde dà agli avvenimenti un carattere ben piú grave e decisivo di quello che vorrebbero dargli gli scrittori dei giornali borghesi. Chi potrà infrenarli, se lo Stato è incapace e le organizzazioni private sono impotenti?
Ed ecco giustificata la tesi comunista che il fascismo, come fenomeno generale, come flagello che supera la volontà e i mezzi disciplinari dei suoi esponenti, con le sue violenze, coi suoi arbitri mostruosi, con le sue tanto sistematiche quanto irrazionali distruzioni, può essere estirpato solo da un nuovo potere di Stato, da uno Stato «restaurato» come intendono i comunisti, cioè da uno Stato il cui potere sia in mano al proletariato, l'unica classe capace di riorganizzare la produzione e quindi tutti i rapporti sociali che dipendono dai rapporti di produzione.
Liberalismo e blocchi20
La piú strana delle tesi che avviene di sentir sostenere nella presente lotta elettorale è questa: che in essa è rinato il liberalismo. La piú strana delle proposizioni che avviene di sentir sostenere è questa, che la formazione dei blocchi è una prova di questa rinascita, che il programma dei blocchi è un programma liberale, che liberale è l'azione loro.
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