Non neghiamo che queste affermazioni possano avere un valore energetico. Esse possono servire a risvegliare nell'animo di qualche borghese, se pure esistono ancora borghesi che serbino nozione della storia della loro classe, il ricordo dell'età dell'oro della borghesia. L'età del liberalismo è l'età dell'eroismo individuale borghese e dell'eroismo di partito. Liberali erano i borghesi che da soli, senza chiedere sostegno se non al sentimento della loro responsabilità, senza chiedere altra difesa che la libertà, creavano un nuovo mondo economico e morale, spezzando i limiti di ogni precedente schiavitù. Liberali erano i partiti che facevano della libertà la premessa di ogni programma e quasi esaurivano in questa affermazione ideale ogni loro virtù. Chiamare liberali i borghesi di oggi, che del valore morale della libertà hanno perduto la coscienza è perciò assai peggio che stranezza, cosí com'è mancanza assoluta di comprensione politica credere liberali i partiti borghesi odierni, o peggio ancora, il blocco nel quale essi sono scomparsi.
Bisognerebbe però anzitutto, cercare se oggi esistano partiti borghesi, e riconoscere che da quando la nazionalizzazione dell'economia ha sostituito alla concorrenza politica fra città e campagna il loro accordo in un sistema statale di protezione reciproca, da allora i partiti della borghesia, i partiti nel senso classico della parola, sono venuti meno. Dove il contrasto fra città e campagna non ha mai assunto una forma organica e storicamente continua, come in Italia nell'epoca moderna, partiti non ne sono esistiti mai, o sono scomparsi appena è scomparso il fervore che aveva permesso la loro formazione sulla base non di interessi reali, ma di affermazioni ideali pure.
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