In Italia i partiti sono morti con la Destra, e la parola liberalismo da allora, mutando significato, è diventata sinonimo di arte di governo. Era prima una premessa, la premessa all'esistenza di ogni partito; divenne poi qualche cosa come una conseguenza, una risultante, la risultante dell'azione dei singoli gruppi piú o meno armonicamente composta dall'abilità del governante. Non fu piú teoria di libertà e affermazione di responsabilità, ma teoria e pratica di equilibrio e di accomodamento e quindi negazione del valore delle affermazioni ideali e scomparsa del senso della responsabilità. Chi simbolizza questo processo di trasformazione è Giovanni Giolitti, e non per niente la costituzione dei blocchi, che è l'ultimo atto di essa, si è compiuta dietro sua ispirazione e per sua volontà.
Nel blocco è morto il partito politico, e la pratica dell'accomodamento si estende dal Parlamento agli stessi gruppi politici del paese. Nel blocco la tattica liberale muore e confessa di essere morta.
Ma la fine del liberalismo è ancora piú esplicitamente confessata nel programma. Programma dei blocchi è la difesa contro l'assalto che si muove alle posizioni della borghesia. Ma una classe che si difende e fa della difesa l'unico principio suo di governo cessa, per questo solo fatto, di essere una classe liberale, cessa di avere la capacità di mantenere nel proprio seno l'aspirazione allo sviluppo di ogni energia senza altro limite che non sia la stessa libertà. L'essere la borghesia arrivata a questo punto, è il segno piú certo del suo scadimento.
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