Un semplice calcolo di utilità induce a prevedere che la classe dominante vorrà ad un certo punto amalgamare anche ufficialmente questi due apparecchi e che spezzerà le resistenze opposte dalla tradizione del funzionamento statale con un colpo di forza diretto contro gli organismi centrali di governo. Avremo allora il «colpo di Stato», secondo lo schema che le ideologie democratiche sullo Stato parlamentare hanno costruito: si verificheranno delle resistenze da parte del popolo, dei tentativi di insurrezione locale, delle resistenze da parte della burocrazia, che a ragione temerà di essere sacrificata per soddisfare le esigenze economiche di una turba di disoccupati in cerca di impiego e di stipendi. La parte piú reazionaria e spregiudicata della classe dirigente imporrà la sua dittatura sanguinosa, scioglierà le organizzazioni operaie, consegnerà tutti i poteri nelle mani della casta militare. Esiste o non esiste questo pericolo? E come deve comportarsi la Confederazione nei suoi riguardi?
Abbiamo, in una manchette, ricordato che la Confederazione generale del lavoro di Germania dedicò tre mesi di lavoro organizzativo per essere in grado di spezzare il colpo di Stato Kapp-Luttwitz. Gli Stenterelli della Confederazione italiana prendono la palla al balzo per concludere che dunque bisogna collaborare con «quelle forze non rigidamente rivoluzionarie e classiste che sono contrarie al colpo di Stato». In Germania le masse proletarie spezzarono, con lo sciopero generale insurrezionale, il tentativo di Kapp-Luttwitz; oggi si ricomincia, oggi il pericolo del colpo di Stato è accresciuto.
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