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      Se i contadini continuano ad essere terrorizzati nelle campagne, gli operai a loro volta risentiranno gli effetti di questo stato di cose. D'altra parte non è soltanto la violenza nelle campagne che determina la crisi nella città. Le industrie non potranno prendere il loro normale sviluppo, se non quando si libereranno dall'influenza di questi avventurieri di campagna, divenuti capitani d'industria, senza merito proprio specifico. È possibile che questo avvenga per un processo evolutivo della politica interna dello Stato, senza cioè determinare urti e contrasti violenti? Il tentativo del partito popolare di modificare i rapporti tra contadini e proprietari, cercando di associare il lavoro al capitale non può essere destinato che al fallimento. Anche nella quistione delle disdette dei patti agricoli si rivela la impotenza del partito popolare e di qualunque altro partito che ne segua le orme.
      Rispetto ai popolari, i deputati agrari non rappresentano che una piccola minoranza. Ma la forza effettiva dei deputati agrari nelle stesse sfere governative supera la forza dei popolari. Non è il caso di parlare di nuovo della debolezza delle istituzioni parlamentari. Basta però dimostrare che ciò che conta oggi non è il numero dei deputati, ma la forza organizzata che si possiede nel paese. Gli agrari per questo sono assai piú forti dei popolari. L'episodio di Treviso non dice forse che i popolari sono prigionieri degli agrari o, se non prigionieri, impotenti di fronte alla loro azione?


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Sul fascismo
di Antonio Gramsci
pagine 418

   





Stato Treviso