); il governo borghese apparve ancora forte nella persona di Giolitti e nell'attività fascista; i capi riformisti affermarono che pensare alla rivoluzione comunista in generale era pazzesco; Serrati affermò che era pazzesco pensare alla rivoluzione comunista in Italia, in quel periodo. Solo la minoranza del partito, formata dalla parte piú avanzata e colta del proletariato industriale, non mutò il suo punto di vista comunista e internazionalista, non si demoralizzò per gli avvenimenti quotidiani, non si lasciò illudere dalle apparenze di robustezza e di energia dello Stato borghese. Cosí nacque il partito comunista, prima organizzazione autonoma e indipendente del proletariato industriale, della sola classe popolare essenzialmente e permanentemente rivoluzionaria.
Il partito comunista non divenne subito partito delle piú grandi masse. Ciò prova una sola cosa: le condizioni di grande demoralizzazione e di grande abbattimento in cui erano piombate le masse in seguito al fallimento politico dell'occupazione delle fabbriche. La fede si era spenta in un gran numero dei dirigenti; ciò che prima era stato esaltato veniva oggi deriso; i sentimenti piú intimi e delicati della coscienza proletaria venivano turpemente calpestati da questa ufficialità subalterna dirigente, divenuta scettica, corrottasi nel pentimento e nel rimorso del suo passato di demagogia massimalista. La massa popolare, che subito dopo l'armistizio si era schierata intorno al partito socialista, si smembrò, si liquefece, si disperse.
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