Dopo la caduta del primo ministero Nitti, i sostenitori dell'uomo di Stato basilisco affermarono che nella nuova orientazione della politica italiana non erano estranei gli influssi della Francia. Il Resto del Carlino, allora nittiano e antigiolittiano, pubblicò un documento impressionante: la prova ufficiale che il signor Clemenceau si era rivolto all'on. Nitti per domandargli che fosse ad ogni costo represso il movimento operaio italiano, e la «dignitosa» risposta dell'on. Nitti al Clemenceau. Il Resto del Carlino dimenticò però di rilevare che, immediatamente dopo l'ingiunzione francese, fu dall'on. Nitti istituita, con decreto-legge, la regia guardia, unicamente destinata a reprimere il movimento operaio: dimenticò cioè di rilevare che l'on. Nitti, se rispose «dignitosamente» all'ingiunzione straniera, in realtà ubbidì all'ingiunzione stessa, passando sopra alla Costituzione del regno, che vieta la creazione di milizie mercenarie, e alle «buone norme parlamentari», che avrebbero domandato almeno una regolare discussione dinanzi alla Camera dei deputati.
Se si può fare una distinzione tra Nitti e Giolitti a questo proposito, essa è di carattere formale, non sostanziale: Giolitti piú apertamente accetta la soggezione agli stranieri, Nitti invece cerca di «salvar la faccia» e fa di necessità virtù. Giolitti è la «tradizione» della soggezione italiana; il suo atteggiamento del maggio 1915 non può essere spiegato in altro modo che con gli impegni tassativi da lui personalmente assunti con lo stato maggiore prussiano.
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