Il suicidio del generale Pollio, che si era recato a Berlino per firmare la convenzione militare che nel 1912 mutava radicalmente il vecchio trattato della Triplice alleanza, è stato l'indizio piú evidente di questa rottura di contratto: che l'on. Giolitti conservasse un profondo rancore verso la Corona per aver ceduto alle nuove pressioni fu poi dimostrato dall'aver egli posto, come caposaldo del suo programma di governo dopo l'armistizio, l'abolizione dell'articolo 5 dello Statuto, che appunto dà alla Corona la prerogativa del dichiarare le guerre.
Caduta la dinastia Hohenzollern, e svanita ogni possibilità di un suo ritorno, l'orientamento politico dell'on. Giolitti mutò, i suoi rancori sbollirono. Prima della guerra, secondo l'espressione di Paolo Bourget, tre baluardi esistevano in Europa della «civiltà classica»: il Vaticano, lo stato maggiore tedesco, la Camera dei lords britannica. Dopo la guerra due di queste istituzioni sono cadute. Il Vaticano ha mutato radicalmente la sua struttura: la sua base tradizionale, che era la vecchia aristocrazia terriera, le è venuta a mancare per la stessa ragione per cui sono venuti a mancare il militarismo prussiano e la Camera dei lords, ed è stata sostituita dalla classe dei contadini piccoli e medi. In Europa la maggior forza di conservazione è rappresentata dal Parlamento francese, in cui ancora l'aristocrazia terriera domina. Come prima della guerra il punto di vista dell'on. Giolitti era, in definitiva, quello dello Junker prussiano, cosí come è oggi quello dell'hobereau vandeano.
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