I contadini si raggrupparono in tre organizzazioni molto potenti: il partito socialista, il partito popolare (cattolico) e l'associazione degli ex combattenti. Il partito socialista organizzava piú di un milione di braccianti agricoli e di mezzadri nell'Italia centrale e settentrionale; il partito popolare raggruppava altrettanti piccoli proprietari e contadini medi nelle stesse zone; le associazioni combattentistiche si svilupparono soprattutto nell'Italia meridionale e nelle regioni arretrate che non avevano tradizioni politiche. La lotta contro i grandi agrari divenne rapidamente molto intensa su tutto il territorio italiano: le terre furono invase, i proprietari dovettero emigrare verso i capoluoghi delle regioni agricole, a Bologna, Firenze, Bari, Napoli; dal 1919 essi cominciarono a organizzare squadre di borghesi per lottare contro la «tirannia dei contadini» nelle campagne. Mancava a questo immenso sollevamento delle classi lavoratrici nelle campagne una parola d'ordine chiara e precisa, un orientamento unico, deciso e determinato, un programma politico concreto.
Il partito socialista avrebbe dovuto dominare la situazione; ma se la lasciò sfuggire di mano. Il 60 per cento degli iscritti al partito erano contadini; fra i 150 deputati socialisti al Parlamento, 110 erano stati eletti nelle campagne; su 2.500 amministrazioni comunali conquistate dal partito socialista italiano 2.000 erano esclusivamente contadine; i quattro quinti delle cooperative amministrate dai socialisti erano cooperative agricole.
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